Descrizione
Carpe Diem – Mauro Li Vigni – Collezione maschere
Di tanto in tanto mi perdo, volontariamente, e me ne vado in giro, in sella alla mia moto, in questa città scomposta scarmigliata abusata dall’eredità maltrattata. Tra balate che cimiddìano e voragini del selciato comincio a cercarmi. Passo in rassegna tutti i miei umori, quelli vecchi e quelli bambini, quelli buoni e quelli fitusi e li lascio tutti a macerare nel silenzio sottovuoto, nel ronzio del vento nelle orecchie, in attesa di un germoglio di pensiero, briciola di senso che la mia giornata attende. Poi arrivano i ricordi anche quelli che miei non sono stati immagini figlie di racconti, di esperienze e di dolori altrui. Invidiosi e prepotenti arrivano pure i miei che invece di favorire nella lotta per un potere sulla mia coscienza che mi pare una burla lascio socializzare con quelli estranei, baciarsi a piacimento fare pure l’amore, se necessario, e loro mi ripagano facendomi nonno di altri giovani stupori esperienze miste dove i punti di vista si fondono e non importa se a mangiare sul tavolaccio la pasta fresca senza piatto sia stato io bambino o il mio desiderio di un’altra vita. La percorro tutta quanta senza mete ma sempre sulle stesse traiettorie scansando deviazioni messe lì solo per distrarmi. A passo lento la taglio in due questa città dalle ferite aperte, parco giochi degli imbecilli sabbia fine per gli uomini di buona volontà. Mi sento allora un cavaliere senza cavallo sotto il culo, sulla testa solo un elmetto e entro in guerra mentre striscio lento sul letto di queste trincee al riparo dagli insulti, dai clacson che strombazzano, dallo scappamento al piombo che al semaforo mi fa la lingua di fiele. Guerrigliero invisibile tremo sottovoce trattenendo in petto la paura nascosta all’avversario in agguato, a quel muso di macchina che sempre prima ti deve passare. Io tremo come solo il pedone sa ancora fare,piccione da abbattere all’incrocio o sulle strisce fa lo stesso. Poi mi tramuto in pesce e mi butto nella muzziata di turisti immobili ai quattro canti indecisi su cosa guardare su cosa fotografare. Se stessi? Lo smog sulle statue? Altri della loro specie? Sono a caccia di ricordi, volessero i miei si porterebbero via un album triste di me bambino di città cresciuto nel sangue versato di uomini illustri anche prima di essere ammazzati. Mi faccio il tour di dieci anni di lapidi quel marmo appeso al muro la frase incisa a scandire la mia infanzia. Nella testa le cronache nere del pomeriggio di Giuliano di Terranova e Mancuso di Mattarella di Costa di La Torre e Di Salvo di Dalla Chiesa di Chinnici e di Cassarà e di tutti quelli che vengono prima e che sono venuti dopo. Quando stanco, approdo al mare estivo o invernale poco importa. Me lo lascio scivolare alla mia destra un occhio alla strada che rimane e uno al suo profilo mosso di blu fiume infinito dove lavo la mia bile dicendomi che questa, mio malgrado, resta ancora casa mia.
Carpe Diem e’ stampa digitale su plexiglass spessore 10mm, bordo lucidato a mano.
Riproduzione digitale di opera d’arte unica, effettuata con tecnica mista.
https://www.maurolivigni.com/